L’aerodinamica si è impadronita di MotoGP negli ultimi anni, in gran parte grazie alle soluzioni innovative spesso introdotte da Ducati. Una cosa porta all’altra e al giorno d’oggi i componenti aerodinamici, come piccole ali, sono indispensabili. Allo stesso tempo, altre aree della moto ne risentono – in particolare le gomme, che devono affrontare un tipo diverso di stress. Roland Berger, direttore della commissione tecnica della FIM, ha affrontato questi aspetti.
L’ufficiale ha discusso su SPEEDWEEK.com dell’impatto dell’aerodinamica sulla moto e sulle gomme, notando che la ruota anteriore è soggetta a carichi maggiori. Inoltre, ha spiegato le ali: ‘Abbiamo aumentato molto la potenza, il che significa che possiamo finalmente raggiungere una velocità di 366 km/h. Non fa bene perché nessun spettatore può vedere la differenza tra 340 km/h e 360 km/h, ma è buono. Qui entra in gioco l’aerodinamica: se vuoi essere due volte più veloce, devi avere quattro volte più potenza. L’aerodinamica è diventata anche un problema in frenata. […] L’ala [anteriore] spinge la moto fuori dalla curva: vuole scappare in avanti. Per assicurarsi che questo sottosterzo avvenga in modo equilibrato, sono state utilizzate ali posteriori. Prima, i piloti dovevano solo compensare la spinta fuori dalla curva, e quella era l’accelerazione – che, come sappiamo, non sempre funziona bene. In ogni caso, i kit aerodinamici sono migliorati sempre di più, e l’anno scorso una gomma anteriore è esplosa a oltre 300 km/h durante un test pre-stagionale. E nessuno ne ha davvero bisogno’.
Berger ha poi sottolineato che le gomme soffrono del fenomeno aerodinamico e Michelin non è da biasimare quando le cose vanno storte: ‘Il risultato è l’attuale pneumatico anteriore con la sua carcassa rigida, che ha una finestra di temperatura molto piccola per operare. Ma quale sarebbe l’alternativa? Se si elimina quella carcassa rigida e la gomma esplode dritta a Mugello, si volerebbe a Firenze. Michelin è stata vittima delle circostanze. O, meglio: con cui pochi sono felici. Ma tutti cadono, compresi i piloti Ducati. Il campione del mondo è colui che cade di meno. La produzione delle gomme è un processo estremamente complicato’.